9.09.2022 Spettacoli e Performance /
PARTY GIRL
FRANCESCO MARILUNGO
Una riflessione sul processo di oggettivazione del corpo femminile e sulle dinamiche di potere spesso associate al mercato del sesso attraverso la figura che da sempre incarna gli stereotipi di genere, la sexworker.
Dal punto di vista coreografico, la ricerca sul movimento ha trovato espressione nell’individuazione di qualità che potessero rappresentare metaforicamente il processo di oggettivazione del corpo femminile.
A partire da posture e movimenti capaci di innescare il desiderio nell’immaginario collettivo, le tre danzatrici costruiscono una danza minimale, un alfabeto stilizzato, rallentato, sospeso. La componente sensuale ed erotica viene completamente annullata da un corpo che man mano perde vita, si fa oggetto, manichino. Il processo di oggettivazione è acuito da una voce fuori campo che attraverso comandi impartiti alle danzatrici modella in tempo reale la struttura della performance.
L’apparente rapporto di dominio è di fatto una relazione molto più articolata, ambivalente, così come ambivalente è la relazione cliente-sexworker. “Non c’è un’unica fonte di potere nella prostituzione, questa può essere ottenuta e mantenuta dal cliente o dalla prostituta”.
La dialettica di assoggettamento e soggettivazione è sottile, mobile. Lo sguardo delle danzatrici riporta a una dimensione intima, di una performance one to one in cui il pubblico viene posto in uno stato quasi voyeuristico. Lo sguardo della spogliarellista, della hooker, che solitamente si protende verso l’esterno per rivolgersi e irretire il cliente nell’idea di realizzare un guadagno monetario, in Party Girl si connota di una sfumatura intimista e apre le porte verso un mondo interiore, umano, che si contrappone all’apparente disumanizzazione che il corpo sta subendo.
In scena tre televisori: reperti abbandonati che trasmettono video di paesaggi, strade, night club, appartamenti privati, luoghi di frontiera in cui tutto ciò che non è ‘lecito’ può trovare spazio.