13.12.2020 Spettacoli e Performance /

THE WHALES SONG

Il canto delle balene

Evento organizzato e promosso da:

Teatro Cantiere Florida


h. 21:00

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Dice Chiara: «Il Canto delle Balene è il primo lavoro che firmo in cui scelgo di sottrarmi alla scena affidando l’azione a Matteo Ramponi, performer e amico di cui ho sempre ammirato l’abilità nel diventare invisibile. Posto all’interno di una coralità lui sembra dissolversi tra i corpi diventando baricentro del movimento collettivo. Il Canto delle Balene è però anche un opera che ha debuttato sull’orlo del precipizio. Era marzo 2020, in Italia venivano chiusi gli aeroporti. A Gent, in Belgio, noi andavamo in scena senza capire. Sentivamo arrivare con forza qualcosa a cui non eravamo in grado di dare un nome, troppo dentro alla tempesta per saper guardare. Il lavoro era stato scritto intorno ai concetti di lontananza e di richiamo quando ancora queste parole non erano state ridefinite, ma si è trovato a debuttare nel momento esatto in cui questi termini di tingevano di tetri significati. Noi abbiamo solamente potuto rilassare i muscoli e non opporci alla tormenta. E ora, quando a distanza di mesi ci riavviciniamo a questa creatura, come possiamo parlarne? Vediamo la nostra opera riemerge come riemergono i fossili. La sua struttura è invariata, il suo scheletro flessibile non si è opposto alla corrente sopravvivendo. Ma le tempeste cambiano tutto. Sempre. Non so parlarvi de Il Canto delle Balene perché questo lavoro, pensato come paesaggio immersivo il cui cuore viene ridisegnato ogni volta dalle persone che scelgono di attraversarlo, si basava su tutto ciò che io sapevo un tempo del mondo e della gente. Ora io, noi, torniamo ad attraversarne la carcassa con timore e stupore: i cuori colmi di gioia all’idea di restituirgli vita e lo sguardo terrorizzato al pensiero di non saperne prevedere la nuova identità».

Dice Giulia: «Cosa faremo? Dove saremo? Adesso che la vita si è spostata da un’altra parte, forse non è più qui. Forse non la vediamo più. Ora che guardiamo negli occhi la separazione. Ci accorgiamo che siamo lontanissimi, ma riusciamo a riconoscerci. Infinitamente vicini nella lontananza. Le balene sono in grado di far viaggiare il suono del loro canto per molti kilometri. Tra l’ossigeno e l’acqua, tra la notte e il giorno. Rispondono con una determinata frequenza ad ogni messaggio che ricevono o credono di ascoltare, misurano con affettuosa intelligenza le distanze.».

Dice Matteo: «È la morte che ci avvicina, l’uno all’altro. Guardare negli occhi la separazione. Accorgersi che la siamo lontanissimi, ma riusciamo a riconoscerci. Infinitamente vicini nella lontananza. È un lavoro che ha anticipato questo periodo di pandemia e di silenzio. Perdere la vista, andando in altre dimensioni. Lo spazio non è quello che abitiamo».

 

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