2.03.2024 > 3.03.2024 Spettacoli e Performance /

LA NUOVA ABITUDINE

CLAUDIA CASTELLUCCI / COMPAGNIA MÒRA

Evento organizzato e promosso da:

Centro Nazionale di Produzione della Danza Virgilio Sieni


h. 19:00 | 17:00

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Coreografia Claudia Castellucci
Danzatori Sissj Bassani, Silvia Ciancimino, Guillermo de Cabanyes René Ramos, Francesca Siracusa, Pier Paolo Zimmermann
Musica Repertorio storico dei Canti Znamenny, San Pietroburgo
Voci registrate Ivan Gorin, Kirill Nifontov, Aleksei Svetov, Artem Volkov del Coro di musicAeterna di San Pietroburgo
Maestro del Coro Vitaly Polonsky
Fastigio musicale finale Stefano Bartolini
Assistenza Coreutica Sissj Bassani
Abiti Iveta Vecmane
Produzione, organizzazione e distribuzione Camilla Rizzi
Direzione della produzione Benedetta Briglia
Tecnica Francesca Di Serio
Produzione Societas
In co-produzione con musicAeterna, San Pietroburgo

Teatro Piemonte Europa / Festival delle Colline Torinesi

 

Danza della Compagnia Mòra sui Canti Znamenny della tradizione russa
Versione registrata del Coro di musicAeterna di San Pietroburgo
La danza nasce da un progressivo avvicinamento e riempimento di una matrice del tutto aliena alla danza stessa: aliena e lontana. Si tratta di un antico canto liturgico russo, il canto Znamenny (segni), che ha spinto la Compagnia Mòra a traslocare, nell’ottobre 2021, a San Pietroburgo, per costruire lì la danza assieme al Coro di musicAeterna di Teodor Currentzis. Rispetto alla musica corale della tradizione ortodossa più nota, il canto znamenny veste un modesto indumento, assai lontano dalla pompa della liturgia bizantino-slava. La sua matrice è dunque religiosa, ma noi l’abbiamo spogliata dei suoi significati legati a un credo. La processione e il cerchio sono forme di movimento rituali, ma noi le abitiamo spogliate di significati legati a una tradizione. Gli abiti sono cerimoniali, ma sono cuciti in vista del ballo, come addendi del movimento. Tutto questo è il volgersi da un’altra parte e separarsi dal proprio orizzonte. Prendere il partito di una danza saprofita, perché nutrita da una matrice estranea, indica una via concreta di esilio, inizialmente culturale e poi fisica, ma intanto c’è la realtà del tempo, inventata dalla danza, a essere fisica, di nuova consistenza e attuale.

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